Rischio terremoto a Milano: 10 cose da sapere per vivere in sicurezza nella capitale economica d’Italia

Skyline di Milano con il Duomo e i grattacieli moderni, sovrapposti a un grafico di onde sismiche e al titolo “Rischio terremoto a Milano: 10 cose da sapere per vivere in sicurezza nella capitale economica d’Italia”.

Rischio terremoto a Milano: 10 cose da sapere per vivere in sicurezza nella capitale economica d’Italia. Milano è davvero esente da rischio sismico?

1. Milano è in zona sismica 4: cosa significa davvero

Milano rientra nella zona sismica 4, la categoria con rischio più basso in Italia. Qui puoi controllare la mappa e come leggerla. Ciò non significa che i terremoti siano impossibili, ma che la probabilità di eventi forti è molto ridotta rispetto ad altre aree del Paese, come l’Appennino o il Friuli. Sicuramente Roma risente maggiormente della vicinanza con zone “sismicamente calde”.

2. Le scosse si sentono, anche se raramente

Negli ultimi decenni, lievi scosse sono state percepite a Milano, spesso originate da epicentri lontani, in Emilia o in Svizzera. Si tratta di eventi che non causano danni, ma ricordano che la Pianura Padana non è del tutto esente da attività sismica.

3. Il sottosuolo della pianura influenza la propagazione delle onde

Il terreno alluvionale e morbido della Pianura Padana può amplificare le onde sismiche. Questo significa che, pur in presenza di scosse lontane, gli edifici più alti possono oscillare lievemente anche a decine di chilometri dall’epicentro.

4. I nuovi edifici sono progettati secondo norme antisismiche

Dal 2008, tutte le nuove costruzioni devono rispettare le Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC), che prevedono criteri antisismici anche per le zone a rischio basso. Gli edifici recenti a Milano offrono quindi maggior sicurezza strutturale.

5. Gli edifici storici possono essere più vulnerabili

Palazzi costruiti prima degli anni ’70 non sempre rispettano criteri antisismici. È consigliabile valutare la vulnerabilità sismica dell’edificio e, se necessario, richiedere un adeguamento strutturale o interventi di miglioramento.

6. I condomìni possono accedere a bonus e incentivi

Chi vive in edifici datati può approfittare di agevolazioni fiscali, come il Sismabonus, per rendere più sicura la propria abitazione. Un tecnico abilitato può stimare la classe di rischio e proporre interventi mirati.

7. Cosa fare durante una scossa

Se avverti una scossa:

  • Non correre fuori.

  • Riparati sotto un tavolo robusto o vicino a un muro portante.

  • Allontanati da finestre e oggetti che potrebbero cadere.

  • Se sei all’aperto, resta lontano da edifici, alberi o linee elettriche.

8. Preparare un piccolo kit d’emergenza

Avere uno zaino d’emergenza con torcia, acqua, documenti e farmaci essenziali può essere utile in qualunque città, anche a basso rischio sismico. La prevenzione è la prima forma di sicurezza. A Milano pare comunque una misura eccessiva dotarsi di un simile dispositivo, a patto di avere la certezza di vivere in un’abitazione sicura.

9. Informarsi sui piani comunali di protezione civile

Il Comune di Milano dispone di un Piano di Emergenza Metropolitano. Conoscere i punti di raccolta, le aree di attesa e i numeri di emergenza è fondamentale per sapere come comportarsi in caso di evento straordinario.

10. La sicurezza dipende dalla consapevolezza

Anche in una città solida come Milano, la preparazione individuale e collettiva è la chiave per affrontare ogni imprevisto. Vivere informati significa vivere più sicuri, evitando fake news.

Milano non è una città ad alto rischio sismico, ma la sicurezza non è mai casuale. Conoscere il proprio territorio, le norme e i comportamenti corretti permette di vivere in tranquillità anche in caso di lievi scosse.

Storia: i 5 terremoti più distruttivi in Italia e cosa ci hanno insegnato

Rovine di edifici dopo un terremoto in Italia, simbolo della forza distruttiva e della resilienza del Paese.

Storia: i 5 terremoti più distruttivi in Italia e cosa ci hanno insegnato

L’Italia, situata tra la placca euroasiatica e quella africana, è uno dei Paesi europei a più alto rischio sismico. La storia del nostro territorio è segnata da eventi drammatici che hanno distrutto intere città, ma anche da una costante evoluzione nella prevenzione e nella sicurezza. Ripercorriamo i cinque terremoti più distruttivi in Italia e scopriamo cosa ci hanno insegnato.

Rovine di edifici dopo un terremoto in Italia, simbolo della forza distruttiva e della resilienza del Paese.
Le macerie di un borgo italiano colpito da un terremoto: memoria di tragedie che hanno cambiato il Paese.

1. Terremoto di Messina e Reggio Calabria (1908)

Magnitudo: 7.1
Vittime: oltre 100.000

Il sisma del 28 dicembre 1908 fu il più catastrofico della storia italiana. In meno di un minuto, Messina e Reggio Calabria furono rase al suolo. A peggiorare la tragedia arrivò uno tsunami che devastò le coste.
Cosa ci ha insegnato: l’importanza della ricostruzione antisismica e della pianificazione urbana in aree ad alto rischio.


2. Terremoto dell’Irpinia (1980)

Magnitudo: 6.9
Vittime: circa 2.900

Il 23 novembre 1980 un violento terremoto colpì la Campania e la Basilicata. Interi paesi furono cancellati e la macchina dei soccorsi si rivelò lenta e inefficiente.
Cosa ci ha insegnato: la necessità di una Protezione Civile organizzata, che nacque proprio dopo questo evento. Le recenti scosse avvenute nei giorni scorsi tra Benevento ed Avellino lasciano aperti dubbi sui livelli di prevenzione sismica adottati in Irpinia.


3. Terremoto dell’Aquila (2009)

Magnitudo: 6.3
Vittime: 309

Nella notte del 6 aprile 2009, il centro storico dell’Aquila e molti borghi abruzzesi furono distrutti.
Cosa ci ha insegnato: l’importanza del monitoraggio sismico continuo e della comunicazione scientifica corretta verso la popolazione.


4. Terremoto del Friuli (1976)

Magnitudo: 6.5
Vittime: quasi 1.000

Il 6 maggio 1976 il Friuli fu colpito da un sisma devastante. Tuttavia, la regione reagì con grande efficienza e spirito di comunità.
Cosa ci ha insegnato: il modello friulano di ricostruzione, fondato sull’autogestione locale, è ancora oggi un esempio per il mondo.


5. Terremoto del Centro Italia (2016)

Magnitudo: 6.2 (Amatrice)
Vittime: 299

Il 24 agosto 2016 un forte terremoto distrusse Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto. Le scosse continuarono per mesi, colpendo anche Norcia. Venne avvertito in tutto il centro Italia, Roma compresa.
Cosa ci ha insegnato: la necessità di tutelare il patrimonio storico e culturale con tecniche di restauro antisismico avanzato.


Lezioni dal passato: prevenire per salvare vite

Ogni terremoto ci ha lasciato una ferita profonda ma anche una lezione. Dalla nascita della Protezione Civile alle nuove normative edilizie, l’Italia ha imparato che la prevenzione è la chiave per ridurre i danni e salvare vite umane.
Oggi la sfida è quella di continuare a investire nella sicurezza, nella formazione e nella consapevolezza dei cittadini.

Il rischio di imbattersi in fake news è molto alto. Concetti che dovrebbero essere semplici come emergenza, prevenzione o zaino salvavita sembrano per lo più argomenti ignoti.

Scosse ad Avellino: siamo all’alba di un nuovo 1980?

Infografica che mostra Avellino e la zona sismica circostante con onde di terremoto dopo le recenti scosse registrate in Irpinia.

Negli ultimi giorni la provincia di Avellino è tornata a tremare. Diverse scosse di terremoto, avvertite in varie zone dell’Irpinia, hanno destato preoccupazione tra i cittadini, che ricordano ancora con timore il devastante sisma del 1980.

Infografica che mostra Avellino e la zona sismica circostante con onde di terremoto dopo le recenti scosse registrate in Irpinia.

Sebbene la maggior parte degli eventi sismici registrati sia stata di bassa o moderata intensità, l’aumento dell’attività nelle ultime ore ha portato molti a chiedersi se possa verificarsi un terremoto più forte nei prossimi giorni. Come quello che sconvolse l’Irpinia nel 1980 e di cui è possibile trovare la registrazione del terribile boato che lo anticipò.

Secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), la zona dell’Appennino campano è naturalmente sismica, e un certo livello di attività è normale. Tuttavia, gli esperti stanno monitorando costantemente la situazione per individuare eventuali evoluzioni anomale.

La paura è comprensibile, ma è importante ricordare che nessun terremoto può essere previsto con precisione. Ciò che invece si può (e si deve) fare è prepararsi: conoscere i comportamenti corretti da adottare prima, durante e dopo un sisma può davvero fare la differenza.


🔍 Come proteggersi in caso di scosse:

  • Tenere sempre pronta una borsa d’emergenza con torcia, documenti, acqua e medicinali.

  • Identificare i punti sicuri della propria abitazione, come sotto un tavolo robusto o vicino a pareti portanti.

  • Evitare scale, balconi e ascensori durante una scossa.

  • Preparare uno zaino salvavita.
  • Informarsi solo da fonti ufficiali (INGV, Protezione Civile).


In un territorio fragile come quello irpino, la memoria storica e la prudenza sono le migliori armi contro la paura. Restare informati, ma anche preparati, è la chiave per affrontare con consapevolezza ogni nuova scossa.

Va sempre ricordato che ogni catastrofe è spesso legata e anticipata da molte fake news. Bisogna monitorare come evolve la situazione e se si genererà uno sciame sismico.

Checklist terremoto: cosa avere sempre pronto in casa in caso di sisma

Kit di emergenza per terremoto con oggetti indispensabili da tenere in casa in caso di sisma

Checklist terremoto: cosa avere sempre pronto in casa in caso di sisma

Un terremoto può colpire inaspettatamente, ed essere preparati può fare la differenza. Sapere cosa avere in casa in caso di terremoto significa aumentare le possibilità di affrontare l’emergenza in modo sicuro ed efficiente. Ovviamente vivere a Roma o a Cagliari impone delle attenzioni diverse. Figuriamoci se si vive a Sulmona o Reggio Calabria!!!

Ecco una checklist completa e aggiornata per preparare il tuo kit di sopravvivenza domestico.

🧰 1. Kit di emergenza: gli oggetti indispensabili

Tieni in un punto facilmente accessibile una borsa o uno zaino con:

  • Torcia a batterie e batterie di riserva

  • Radio portatile a pile o a manovella

  • Power bank carico per il cellulare

  • Fischietto di segnalazione

  • Kit di pronto soccorso completo

  • Guanti da lavoro e mascherine antipolvere

  • Coperte termiche di emergenza

  • Accendino o fiammiferi impermeabili

💡 Consiglio: scegli una borsa leggera ma resistente, da poter prendere al volo in caso di evacuazione.

Kit di emergenza per terremoto con oggetti indispensabili da tenere in casa in caso di sisma
Checklist terremoto: il kit di emergenza con tutto ciò che serve per affrontare un sisma in sicurezza.

🥫 2. Scorte di cibo e acqua

In caso di sisma, potresti restare isolato per ore o giorni. Tieni sempre:

  • Almeno 3 litri di acqua per persona al giorno (per 3 giorni)

  • Alimenti non deperibili: tonno, legumi in scatola, barrette energetiche, frutta secca

  • Apriscatole manuale

  • Posate e bicchieri di plastica riutilizzabile

💡 Suggerimento: controlla periodicamente la scadenza delle scorte e sostituiscile.


📄 3. Documenti e oggetti personali

Conserva in una cartellina impermeabile:

  • Copie di documenti d’identità e tessera sanitaria

  • Polizze assicurative e documenti importanti

  • Numeri di emergenza e contatti familiari

  • Un po’ di contante in piccolo taglio


👕 4. Vestiti e accessori utili

Nel kit aggiungi:

  • Un cambio completo per ogni componente della famiglia

  • Scarpe robuste

  • Giacche impermeabili o poncho

  • Cappellino e guanti (in inverno)


🔧 5. Strumenti di sicurezza domestica

Oltre al kit personale, è utile avere in casa:

  • Estintore a polvere o CO₂

  • Chiavi per chiudere gas e acqua

  • Nastro adesivo, forbici e coltellino multiuso

  • Cassetta degli attrezzi di base


🏠 6. Pianificazione e prevenzione

La checklist è utile, ma serve anche un piano familiare:

  • Stabilisci un punto di ritrovo sicuro all’esterno dell’abitazione

  • Identifica le vie di fuga interne

  • Fissa ai muri mobili e scaffali alti

  • Tieni il kit in un luogo sempre accessibile


⚠️ Conclusione

Prepararsi a un terremoto non è allarmismo, ma responsabilità e prevenzione.
Seguendo questa checklist su cosa avere in casa in caso di sisma, potrai affrontare un’emergenza con maggiore sicurezza e tranquillità, proteggendo te e la tua famiglia ai fini della sicurezza domestica.

Terremoti e fake news: le bufale più diffuse da smontare e come riconoscerle

Illustrazione sulle fake news riguardo ai terremoti e alla disinformazione online

Terremoti e fake news: le bufale più diffuse da smontare

Negli ultimi anni, ogni volta che si verifica un terremoto, internet e i social network si riempiono di fake news: notizie false, allarmistiche o del tutto inventate.
Dalle previsioni infallibili ai complotti governativi, queste bufale creano panico e confusione. È fondamentale imparare a riconoscerle per non cadere nella trappola della disinformazione.

Ecco le bufale più clamorose:

1. “Il terremoto era stato previsto”

Una delle fake news più diffuse è quella secondo cui il terremoto si poteva prevedere con certezza.
In realtà, nessuno strumento scientifico oggi è in grado di prevedere il momento esatto, la magnitudo o il luogo di un sisma.
La sismologia permette solo di stimare la pericolosità sismica di un’area sulla base dei dati storici e geologici, ma non di anticipare i terremoti con precisione.

Illustrazione sulle fake news riguardo ai terremoti e alla disinformazione online

2. “I terremoti sono causati da esperimenti segreti o armi geofisiche”

Dopo ogni evento sismico importante, tornano a circolare teorie complottiste secondo cui i terremoti sarebbero provocati artificialmente da governi o organizzazioni militari attraverso misteriosi sistemi come “HAARP”.
Si tratta di bufale prive di fondamento scientifico: nessuna tecnologia umana è in grado di generare terremoti di grande intensità nel sottosuolo terrestre.

3. “Gli animali possono prevedere i terremoti”

Molti raccontano che cani, gatti o uccelli “sentono” il terremoto prima che arrivi.
È vero che alcuni animali reagiscono a piccole vibrazioni o variazioni ambientali, ma non esistono prove scientifiche che possano anticipare un sisma con ore o giorni di anticipo.
Si tratta più di comportamenti istintivi che di previsioni reali.

4. “Sta arrivando un forte terremoto, condividi subito!”

Questo tipo di messaggio circola spesso su WhatsApp o Facebook, accompagnato da video o presunte allerte “ufficiali”.
In realtà, nessun ente sismologico al mondo (nemmeno l’INGV in Italia) diffonde previsioni sui terremoti imminenti.
Se ricevi un messaggio del genere, non condividerlo: si tratta di una fake news virale.

In Italia la Protezione Civile sta lavorando fortemente su It Alert, un avviso inviato tramite messaggio di testo (SMS) che segnalerà un rischio imminente (tra i quali terremoti, maremoti, altre calamità).

5. “Gli edifici nuovi sono tutti antisismici”

Un altro mito da sfatare è che tutti i nuovi edifici siano automaticamente sicuri in caso di terremoto. Anche se ristrutturati.
La verità è che solo le costruzioni realizzate seguendo le norme antisismiche vigenti e con controlli adeguati possono considerarsi davvero resistenti.
Molti edifici costruiti prima delle leggi moderne non sono a norma, anche se ristrutturati.

Come difendersi dalle fake news sui terremoti

Per evitare di cadere nelle bufale, segui queste regole pratiche:

  • Verifica sempre la fonte della notizia (meglio se istituzionale, come INGV.it o Protezione Civile).

  • Diffida da messaggi allarmistici o anonimi.

  • Controlla la data dell’articolo e cerca conferme su più siti affidabili.

  • Non condividere informazioni di cui non sei certo: la disinformazione si propaga proprio così. Cerca sempre di informarti creando la tua cultura sul terremoto, riuscendo a saper leggere la mappa sismica italiana cercando sempre di mettere in atto i sette passi per la sicurezza antisismica.


🧩 Conclusione

Le fake news sui terremoti non solo diffondono paura, ma rallentano la diffusione di informazioni corrette e possono compromettere le operazioni di emergenza.
La vera prevenzione comincia con una corretta informazione: fidati della scienza, verifica le fonti e non condividere bufale.

Come leggere la mappa sismica italiana: guida semplice per capire il rischio nella tua zona

Mappa sismica italiana con suddivisione in quattro zone di rischio — molto alto, medio-alto, medio-basso e basso — evidenziate da colori diversi per aiutare a capire la pericolosità sismica della propria zona.

Capire il rischio sismico della propria città è fondamentale per la sicurezza. In Italia, paese ad alta attività tellurica, conoscere come leggere la mappa sismica italiana può fare la differenza tra essere impreparati e sapere come proteggersi. Ecco una guida semplice per interpretarla.

Cos’è la mappa sismica italiana

La mappa sismica è uno strumento ufficiale che mostra il livello di pericolosità sismica del territorio nazionale. È realizzata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) in collaborazione con la Protezione Civile e classifica il territorio in zone sismiche in base all’intensità e alla frequenza dei terremoti storici.

Le 4 zone sismiche in Italia

La mappa divide il territorio in quattro zone principali, in base alla probabilità di scosse forti:

  • Zona 1 – Rischio molto alto: frequenti terremoti intensi. (Esempio: Calabria, Sicilia orientale, Appennino centrale)

  • Zona 2 – Rischio medio-alto: possibili scosse forti. (Esempio: Umbria, Abruzzo, Molise)

  • Zona 3 – Rischio medio-basso: terremoti meno frequenti ma possibili. (Esempio: Toscana, Lazio, Campania settentrionale)

  • Zona 4 – Rischio basso: scosse rare e generalmente leggere. (Esempio: Sardegna, parte della Pianura Padana)

    Come leggere la mappa

    1. Cerca il tuo comune sulla mappa interattiva disponibile sul sito dell’INGV o della Protezione Civile.

    2. Osserva il colore della zona in cui ricade: i colori più caldi (rosso e arancione) indicano rischio più alto, quelli freddi (azzurro e verde) rischio più basso.

    3. Leggi la legenda, dove viene riportato il valore di “accelerazione massima al suolo” (PGA): è il parametro che misura la potenza del sisma atteso.

    4. Consulta il Piano Comunale di Protezione Civile: ti indicherà cosa fare in caso di emergenza e dove si trovano i punti di raccolta.

    Perché è importante conoscerla

    Sapere in quale zona sismica si vive aiuta a:

    • scegliere abitazioni più sicure o ristrutturare quelle esistenti con criteri antisismici;

    • adottare comportamenti corretti in caso di scossa;

    • valutare l’importanza di un’assicurazione contro i danni da terremoto.

    Dove consultare la mappa sismica italiana

    Puoi visualizzare la mappa aggiornata su:

    Conclusione

    La mappa sismica italiana non è solo un documento tecnico, ma uno strumento di prevenzione fondamentale. Conoscerla significa essere più consapevoli dei rischi e più pronti a reagire in modo corretto in caso di emergenza. La sicurezza inizia dall’informazione.

    Mappa sismica italiana con suddivisione in quattro zone di rischio — molto alto, medio-alto, medio-basso e basso — evidenziate da colori diversi per aiutare a capire la pericolosità sismica della propria zona.

Terremoto: differenza tra emergenza e prevenzione — e perché in Italia si confondono

“Infografica che mostra la differenza tra emergenza e prevenzione sismica con esempi di azioni prima e dopo un terremoto”

Terremoto: due parole chiave spesso confuse

Quando si parla di terremoto, in Italia il dibattito pubblico tende a concentrarsi sull’emergenza: soccorsi, tende, raccolte fondi e ricostruzioni. Tuttavia, la vera sicurezza non nasce dopo un sisma, ma prima. La differenza tra emergenza e prevenzione sismica è fondamentale, ma ancora oggi viene spesso fraintesa da cittadini, istituzioni e media.


Emergenza: la risposta dopo il disastro

Il termine emergenza indica tutte le attività messe in atto dopo un terremoto: il salvataggio delle persone, la gestione dei feriti, l’assistenza agli sfollati e la ricostruzione degli edifici distrutti.
È la fase più visibile e mediatica, quella che richiama la solidarietà nazionale. Tuttavia, si tratta di un’azione reattiva, che interviene solo quando il danno è già avvenuto.


Prevenzione: la sicurezza che non fa notizia

La prevenzione sismica, invece, riguarda tutto ciò che serve a evitare o ridurre i danni prima che si verifichi un sisma.
Significa investire in:

  • edifici antisismici e ristrutturazioni con criteri di sicurezza;

  • piani di evacuazione e informazione ai cittadini;

  • simulazioni e formazione nelle scuole e nei luoghi di lavoro;

  • monitoraggio del territorio e aggiornamento delle normative tecniche.

È un lavoro costante, silenzioso, che richiede visione politica e risorse, ma che salva vite.

Sapere se il proprio Comune come si inserisce nella carta della pericolosità sismica è fondamentale. Leggi ad esempio l’articolo sulla possibilità che un terremoto colpisca Roma. Così come sapere come tenersi pronti ad una eventuale scossa distruttiva, come ad esempio preparando uno zaino salvavita.


Perché in Italia si confondono

In Italia, l’attenzione si sposta ciclicamente solo dopo una tragedia. L’emergenza diventa notizia, mentre la prevenzione resta nell’ombra.
Spesso la confusione nasce da un linguaggio istituzionale che parla genericamente di “gestione del rischio sismico”, senza distinguere chiaramente chi si occupa di prevenire e chi interviene dopo.
Questo porta a un circolo vizioso: si spendono miliardi per ricostruire, ma troppo poco per evitare che crolli di nuovo.


Il futuro della sicurezza sismica

Capire la differenza tra emergenza e prevenzione sismica non è solo una questione tecnica, ma culturale.
Serve un cambiamento di mentalità: dall’intervento alla pianificazione, dall’improvvisazione alla formazione.
Solo così potremo dire di vivere davvero in un Paese “antisismico”, e non semplicemente “soccorritore”.

“Infografica che mostra la differenza tra emergenza e prevenzione sismica con esempi di azioni prima e dopo un terremoto”
“Capire la differenza tra emergenza e prevenzione sismica è essenziale per ridurre i danni dei terremoti.”

Rischio terremoto a Roma: 10 cose da sapere per vivere in sicurezza nella Capitale

“Mappa del rischio sismico di Roma con zone a maggiore vulnerabilità”

Rischio terremoto a Roma: 10 cose da sapere per vivere in sicurezza nella Capitale

Rischio terremoto Roma — anche se la Capitale non è considerata una zona ad alta sismicità, non è del tutto immune. Capire dove si trovano le aree più vulnerabili, come comportarsi in caso di scossa e quali precauzioni adottare può fare la differenza.
Ecco 10 cose fondamentali da sapere sul rischio sismico a Roma, aggiornate e spiegate in modo semplice.

🧭 1. Roma non è in zona ad alto rischio, ma non è al sicuro

Secondo la Protezione Civile, Roma è classificata zona sismica 3, cioè a rischio medio-basso. I danni sono possibili, soprattutto negli edifici più vecchi o mal mantenuti.

🌍 2. I terremoti che si sentono a Roma arrivano da altre aree

Le scosse percepite provengono spesso da Amatrice, L’Aquila o Rieti, oppure dalla zona vulcanica dei Colli Albani, dove è presente attività geotermica residua.

🧱 3. Alcuni quartieri sono più vulnerabili

I quartieri costruiti su terreni sabbiosi o alluvionali, come Ostiense, Tiburtina, Prenestina, Trastevere e Testaccio, amplificano le vibrazioni. Le zone su colline tufacee (Monteverde, Balduina) sono invece più stabili.

🏛️ 4. Il centro storico è affascinante ma fragile

Molti edifici antichi non rispettano le norme antisismiche moderne. Gli interventi di consolidamento sono complessi ma fondamentali per la sicurezza strutturale.

🏗️ 5. Le nuove costruzioni sono più sicure

Dal 2009 tutte le costruzioni devono seguire le Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC), con criteri antisismici obbligatori anche a Roma. Le abitazioni più recenti offrono quindi maggiore resistenza ai sismi.

🚨 6. Roma ha un piano di emergenza comunale

Il Piano di Protezione Civile di Roma Capitale individua:

  • aree di attesa e accoglienza,
  • vie di fuga,
  • punti informativi.
    È consultabile sul sito del Comune e serve per sapere dove andare e cosa fare in caso di emergenza.

📍 7. Sapere come reagire è fondamentale (prevenzione)

Durante una scossa:

  • resta lontano da finestre e mobili pesanti,
  • riparati sotto un tavolo robusto,
  • all’aperto, resta lontano da edifici e linee elettriche.
    Dopo il sisma, raggiungi un’area sicura di raccolta. Segui sempre le linee per la sicurezza in caso di sisma.

🧰 8. Prepara un kit antisismico

Uno zainetto pronto con torcia, acqua, caricatore, documenti e medicinali può salvarti tempo e vite.
È una piccola precauzione con grande impatto in caso di emergenza.

🧩 9. Scuole e edifici pubblici sotto controllo

Molti edifici pubblici vengono sottoposti a verifiche di vulnerabilità sismica, ma in diverse strutture romane sono ancora in corso interventi di adeguamento.

🔎 10. La conoscenza è la prima difesa

Partecipare a eventi della Settimana Nazionale della Protezione Civile o informarsi su protezionecivile.gov.it è il modo migliore per vivere a Roma con maggiore consapevolezza del rischio sismico.

Tevere balneabile entro 5 anni: un terremoto per Roma!

Tevere balneabile entro 5 anni? Il sogno che può diventare realtà

Immaginate una Roma diversa, dove le famiglie passano i pomeriggi d’estate lungo le sponde del Tevere, i bambini giocano nell’acqua e i turisti non si limitano a fotografare il fiume dai ponti, ma lo vivono davvero. Un sogno? Forse. Ma anche una possibilità concreta che, entro i prossimi cinque anni, potrebbe trasformarsi in realtà.

Roberto Gualtieri, sindaco di Roma in visita all’Expo di Osaka, dichiara ai microfoni: “Abbiamo già insediato un gruppo di lavoro che a breve sarà inter istituzionale, ho parlato personalmente con il ministro Pichetto Fratin e col presidente Rocca, quindi insieme a governo e Regione questo tavolo lavorerà per gli investimenti necessari”. Conclude: “Ci fa piacere aver già rilevato che è assolutamente un obiettivo realizzabile: entro cinque anni potremo fare il bagno del Tevere“. Un vero terremoto, in positivo, per la città eterna!

Il fiume dimenticato

Per secoli il Tevere è stato il cuore pulsante della Capitale, la sua via di comunicazione, la sua linfa vitale. Oggi, però, è spesso percepito come un confine, uno sfondo, persino come un problema: acque torbide, sponde trascurate, poca vivibilità. Eppure, dietro questa immagine grigia, si nasconde un potenziale immenso.

Rendere il Tevere balneabile non significherebbe soltanto depurare l’acqua, ma restituire ai romani un pezzo della loro identità. Sarebbe un modo per riconciliarsi con il fiume, per tornare a viverlo e non solo a guardarlo dall’alto di un ponte.

Gli esempi che fanno sperare

Chi pensa che sia un’utopia dovrebbe guardare a quello che sta succedendo in altre capitali europee.

  • Londra ha intrapreso da anni un progetto di rinascita del Tamigi, oggi popolato di nuovo da pesci e fauna selvatica. Il prossimo passo sarà la creazione di zone balneabili.

  • Parigi ha compiuto un vero e proprio miracolo con la Senna: dopo oltre un secolo di divieti, grazie a un maxi investimento da oltre un miliardo e mezzo di euro, il fiume è tornato a essere balneabile in occasione delle Olimpiadi 2024. Un risultato che sembrava impossibile, oggi realtà.

Un futuro che cambia volto alla città

Un Tevere balneabile non sarebbe solo un traguardo ambientale, ma una piccola rivoluzione urbana. Significherebbe:

  • Nuovi spazi per i cittadini, dove ritrovarsi, socializzare, vivere il tempo libero.

  • Un’attrattiva turistica unica, che arricchirebbe l’offerta della Capitale con qualcosa di mai visto prima.

  • Un simbolo di rinascita ecologica, capace di proiettare Roma tra le città più attente alla sostenibilità.

Dal sogno alla visione

Pensare al Tevere come a una spiaggia urbana non è più fantascienza. È un progetto che richiede volontà politica, investimenti mirati e un cambio di mentalità. Ma la strada è già stata tracciata da chi, in Europa, ha creduto che i propri fiumi potessero tornare a vivere.

Forse, tra non molto, potremmo dire addio all’immagine di un Tevere inaccessibile e grigio, per scoprire un fiume finalmente restituito alla città. In sicurezza.

Terremoto devastante in Afghanistan: oltre 600 vittime ed emergenza umanitaria in atto

Una tragedia senza precedenti in tempo reale

Nella notte tra domenica 31 agosto e lunedì 1° settembre 2025, un terremoto di magnitudo 6.0 ha scosso le aree orientali dell’Afghanistan, con epicentro a circa 27 km a nordest di Jalalabad, nelle province di Kunar e Nangarhar, al confine con il Pakistan. L’evento si è verificato alle 23:47 ora locale (19:17 UTC), con una modesta profondità di appena 8–10 km — condizioni che hanno amplificato la distruttività del sisma. Non si hanno notizie riguardo un eventuale boato che ha preceduto la scossa e se ci sono fenomeni di sequenza sismica in atto.

Un bilancio tragico che continua ad aggiornarsi

Fonti ufficiali talebane indicano che almeno 622 persone hanno perso la vita e oltre 1.500 sono rimaste ferite. Le vittime si concentrano principalmente nella provincia montuosa di Kunar, dove interi villaggi sono stati rasi al suolo.

Intervento di emergenza: difficoltà e necessità operative

Le squadre di soccorso, pur operative, incontrano forti ostacoli logistici: strade interrotte da smottamenti, comunicazioni limitate e infrastrutture fragili ostacolano l’accesso alle zone più remote. Elicotteri e volontari sono in mobilitazione, ma la situazione resta critica.

Un contesto geopolitico fragile e una risposta internazionale ancora assente

L’Afghanistan, già provato da instabilità cronica, sanzioni internazionali e tagli agli aiuti esteri, si trova ora travolto da un nuovo disastro umanitario. Finora, non risultano interventi di aiuto internazionale; le autorità locali hanno lanciato appelli urgenti alle organizzazioni umanitarie globali.

Una chiamata al senso e alla responsabilità

Questo terremoto rappresenta una crisi complessa e multilivello: un fronte di emergenza da gestire con rapidità, trasparenza e impegno strategico. In prospettiva, le istituzioni e imprese con risorse e visione possono giocare un ruolo decisivo nell’alleviare sofferenze e costruire resilienza. Ogni giorno conta, ogni gesto può fare la differenza.