Incredibile registrazione: la voce del terremoto del Friuli del 1976

Incredibile registrazione: la voce del terremoto del Friuli del 1976. Una serie di coincidenze consentirono a Mario Garlatti di registrare ‘la voce’ del devastante terremoto del 6 maggio 1976.

Incredibile registrazione: la voce del terremoto del Friuli del 1976. Orcolat, l’orcaccio che provocò il terremoto che inginocchiò il Friuli 44 anni fa, ha una voce.

Il rumore del terremoto è forse la cosa che angoscia più l’immaginario collettivo. Il rumore spesso anticipa l’arrivo della scossa. Esso è provocato dalle onde P, più veloci delle S, che fanno vibrare l’aria. La vibrazione provocata dal terremoto viaggia più velocemente nell’aria che nel terreno, quindi il terremoto spesso è anticipato da un rumore sordo e pauroso

L’audio che invece catturò quella sera Mario Garlatti nasconde il rumore che il terremoto provoca negli edifici. Scuotimento, battiti, scricchiolii. Le parti strutturali dell’edificio che lottano contro il movimento tellurico. E tutto genera rumore. 

Così registrai la voce del terremoto del Friuli

A raccontarlo è direttamente l’autore di questa storica registrazione a UdineToday:
“Subito dopo cena, mi ero messo a riversare l’album dei Pink Floyd ‘Wish you were here’ – spiega Mario – da vinile a audiocassetta. Stavo effettuando una registrazione professionale. A Piccoli Passi avevo collegato il mio registratore Philips al giradischi con un cavo jack audio”. Da buon cultore dei Pink Floyd cercava il massimo della qualità. “Pochi secondi prima delle 21, prima cioè della forte scossa, ci fu un piccolo colpo che fece oscillare un oggetto alla parete. Avendolo osservato, corsi subito ad avvisare mia madre e a chiederle se l’aveva notato. Non feci in tempo a raggiungerla che arrivò il disastro. Secondi interminabili. La grande e lunga scossa fece muovere il pavimento, i muri, invece, sembravano parlare. Un rumore sinistro, non lo dimenticherò mai. La casa sembrava gridare”.

“La forza delle scosse aveva casualmente attivato il microfono – ci spiega Mario -. Aveva cioè fatto saltare il microfono nella posizione di registrazione, facendo scattare una piccola leva, quindi abilitando la registrazione dell’audio ambientale e non più quella proveniente dal giradischi”.

 

“La registrazione continuò fino al termine della cassetta. Nell’audio si sentono i componenti della mia famiglia urlare, cercarsi. Eravamo al buio e volevamo uscire immediatamente da casa non dimenticandoci di nessuno. Si sentono i miei genitori, i miei nipoti e anche i vicini scendere le scale. Quasi una mezzoretta di registrazione in totale. La risento molto raramente perché ho dei ricordi troppo forti. E’ come rivivere il terremoto ogni volta che l’ascolto. Sentire la voce di mia madre che non c’è più… riaffiorano i ricordi forti del momento. Solo chi ha provato un terremoto, forse, sa cosa vuol dire. E’ stata la più grande paura della mia vita. Tutte le paure che ci possono essere nel mondo non sono minimamente paragonabili a quella”.

6 Maggio 1976: il terremoto che inginocchiò il Friuli

6 Maggio 1976: il terremoto che inginocchiò il Friuli

6 Maggio 1976: il terremoto che inginocchiò il Friuli. Alle 21:00 una scossa violentissima con epicentro nella zona tra Gemona e Artegna (a nord di Udine). Magnitudo di 6,5. Preceduta da un forte boato avvertito in moltissime zone.

Il terremoto del Friuli venne chiamato dagli abitanti locali con un nome che mette paura: ORCOLAT, l’orco della Carnia che nella tradizione friulana provoca i terremoti. Furono quasi 1000 i morti in 137 Comuni. Una cinquantina quelli più colpiti, soprattutto nel quadrilatero tra Gemona, Venzone, Buja e Majano. In tutto esattamente furono 989 le vittime rimaste sotto le macerie. 

I danni furono amplificati dalle particolari condizioni del suolo, dalla posizione dei paesi colpiti, quasi tutti posti in cima ad alture, e dall’età avanzata delle costruzioni. I paesi andati distrutti non avevano infatti riportato danni rilevanti nella prima e nella seconda guerra mondiale, a differenza di San Daniele del Friuli che, semidistrutta dai bombardamenti aerei del 1944, aveva dovuto ricostruire gran parte della sua struttura urbana con criteri moderni.

Difficile localizzazione di faglia ed epicentro

C’è stato un lungo interrogarsi sulla posizione esatta dell’epicentro, molto spesso discordanti. Uno degli studi più citati è quello di Aoudia  che colloca l’epicentro nel gruppo del monte Chiampon. Secondo lo studio “il terremoto del Friuli del 1976 è da mettere in relazione ad una piega connessa a faglia che evolve da fagliazione cieca sotto le strutture di basamento del monte Bernadia e del monte di Buia, a faglia semi-cieca sotto la struttura neogenica del monte Susans e che finisce nella piega di Ragogna”.

La scossa più forte il 6 maggio 1976 fu seguita da altre scosse molto rilevanti che distrussero quel poco che era rimasto in piedi:

  • 6 maggio 1976: magnitudo 6.5 ore 21:00
  • 11 settembre 1976: magnitudo 5.3 ore 18:31
  • 11 settembre 1976: magnitudo 5.6 ore 18:35
  • 15 settembre 1976: magnitudo 5.9 ore 05:15
  • 15 settembre 1976: magnitudo 6.0 ore 11:21

Ricostruire dov’era e com’era

Negli anni successivi l’orgoglio friulano permise una ricostruzione “dov’era e com’era”, consentita e resa possibile dal decentramento delle decisioni dalle Regioni ai sindaci e mirata al re-insediamento della popolazione nei luoghi in cui viveva prima. La ricostruzione del Friuli dopo il terremoto del 6 maggio 1976 sarebbe diventata un esempio virtuoso.

Studiando la spesso vasta documentazione relativa al periodo precedente al terremoto è stato spesso possibile redarre un Piano Particolareggiato che ebbe come obiettivo la conservazione della materia originale affidando a essa il ruolo di testimonianza della continuità storica. Da una parte la decisione di lasciare visibili le tracce del sisma, dall’altra una fedele ricostruzione delle parti crollate. Esempio mirabile e motivo d’orgoglio, sicuramente quello della ricostruzione di Venzone